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L'hOMme Est LA

 IUAV master thesis

 

Il progetto di un centro di formazione professionale nel villaggio Lomela è nato da una collaborazione con Architettura Senza Frontiere Onlus di Roma,a seguito della richiesta di una ong locale congolese.Il progetto è stato oggetto di oltre un anno di lavoro e si è basato sull'esperienza del luogo,della cultura e delle persone conosciute durante un viaggio nell'estate 2008.
Lomela sorge nella provincia del Kasai Orientale,conta una popolazione di 18.000 abitanti,costituita per oltre il 60% da giovani sotto i 18 anni.
In città non esiste un sistema di fognature,nè di raccolta dei rifiuti.Non c'è acqua corrente e l'approvvigionamento avviene da alcune fonti non potabili dislocate nella foresta.Non c'è energia elettrica, nè illuminazione.
Il lotto è stato suddiviso da una strada trasversale in due aree dedicate alle differenti funzioni:pubblica (scuola) e privata (abitazioni per insegnanti).
La formazione specializzata è totalmente inesistente a Lomela.Per questo sono state previste delle abitazioni per docenti non autoctoni.La popolazione locale utilizza la casa solo per dormire ed è per questo motivo che lo spazio racchiuso da mura è estremamente ridotto.
Ogni unità è dotata di un portico antistante e di una zona bagno dove è possibile utilizzare l'acqua piovana raccolta da vasche.La tecnologia costruttiva utilizzata è quella tradizionale del butabau,scelta riconducibile alla volontà di utilizzare l'autocostruzione.
La scuola è costituita da 6 aule per le lezioni e da una biblioteca/sala insegnanti.Qualsiasi attività a Lomela è svolta all'aria aperta:le uniche protezioni dagli agenti atmosferici sono alberi e pensiline precarie in bamboo e paglia.Da questa osservazione è nata l'idea di creare delle aule scolastiche che avessero pareti il più possibile permeabili (muri verdi) e apribili verso l'esterno (telai pivotanti).
La copertura degli edifici reinterpreta la capriata tradizionale sfruttando il principio dei ponti di Leonardo,che ha consentito l'utilizzo di tronchi a sezione circolare uniti attraverso legature, secondo il principio della TOLLERANZA: non esistono materiali da costruzione industriali e quindi ogni pezzo, proveniente dalla foresta, sarà diverso dall'altro.
Nella tradizione locale i soli edifici a pianta circolare sono piccoli salotti situati nella parcelle,utilizzati per accogliere gli ospiti.Riprendendo questa tradizione,tutti gli edifici con funzione pubblica di ritrovo o di sosta sono stati concepiti a pianta circolare.Il sistema costruttivo utilizzato è il tetto reciproco:flessibile e autocostruibile,lascia un foro al centro che volutamente non è stato ostruito per mantenere un contatto visivo con il cielo,manifestazione della presenza degli Antenati secondo le tradizioni indigene animiste.
La mensa dislocata al centro delle residenze, è dotata di un pozzo centrale dove convogliano le acque piovane delle abitazioni.11 mq di pannelli solari installati sul tetto potabilizzano circa 600 litri di acqua al giorno.Questo impianto è situato volontariamente nel luogo simbolicamente e fisicamente più centrale del lotto, al quale tutti i fruitori della scuola possano fare riferimento per l'approvvigionamento di uno dei beni più preziosi al mondo e che nella realtà locale è purtroppo uno dei più spietati assassini.


Type: project
Program: cultural/educational
Status: unrealised
Architectural design: Sara Omassi
Promoter: ASF - Architettura Senza Frontiere
Client: DIP onlus [développement intégral du paysan]
Location: Lomela, Kasai Orientale, Democratic Republic of Congo
Year: 2009


Exhibited in 2009 at the 11th International Architecture Biennale of Venezia in the Rwanda Pavillon



Publications:
2010.08  RWANDA.Tradition and Innovation in Vegetable Fibres' Design
2009.06  giornale IUAV n.77