Il progetto, realizzato in cinque giorni, si è definito attraverso una serie di operazioni minime per la ricucitura delle tre polarità individuate durante la prima fase del laboratorio: l'area panoramica in prossimità del tiglio secolare, la navata della chiesa e il chiostro che un tempo ospitava il giardino degli odori.
La ripulitura dell'area dal folto strato di colonizzazioni biologiche ha consentito di riaprire il passaggio che collegava il sagrato al chiostro e di recuperare la pavimentazione lapidea antistante la Chiesa, ripristinando l'assetto distributivo originario. Le tre aree risultano ora collegate sia visivamente sia fisicamente, lasciando immaginare i rapporti dimensionali che caratterizzavano l’antico monastero. La navata riscoperta appare nell’area come una nuova grande piazza, una superficie eterogenea di materiali che si susseguono e si concludono ergendosi nei resti massivi dell’unica parete in pietra ancora visibile. L’area che accoglieva il presbiterio è stata recuperata e attrezzata con una piattaforma nera in legno che, risvoltando sul margine esterno configura una seduta in corrispondenza dell’ingombro del muro perimetrale della chiesa e la attraversa trasversalmente investendo lo spazio della manica per poi raccordarsi con l’ingresso del chiostro. Lasciandosi alle spalle la croce in legno collocata in prossimità dell’antica sagrestia e procedendo verso il tiglio secolare, la superficie di calpestio riportata alla luce racconta la successione degli spazi perduti, dal coro fino al sagrato, passando per il presbiterio, la navata e infine il portico. Ora è possibile camminare sulle pietre di fiume, sul tavolato ligneo, sul tappeto verde da cui affiorano grandi blocchi lapidei e sui marmi bicolori della navata; oltrepassata la soglia in pietra bianca si raggiungono le aree del portico e del sagrato dove sono stati recuperati il pavimento in blocchi di marmo a spacco e quello in pietra bocciardata irregolare. Un affaccio sul paesaggio irpino recuperato con un viewpoint in legno posto a conclusione degli spazi elencati, offre un’opportunità di sosta e di riconciliazione con il paesaggio: la base del tronco del secondo tiglio affiora dalla struttura in legno e si offre come seduta “morbida” a non più di due occupanti. Imboccando la manica è possibile raggiungere l’area del chiostro recuperata nelle sue dimensioni e funzioni originali attraverso l’inserimento di piante aromatiche che richiedono bassa manutenzione e sostituendo lo scadente pavimento in autobloccanti con uno in spaccato di cava bianco da cui tracce lapidee e alcuni alberi spontanei affiorano configurando piccole aree relazionali. Attraverso questa semplice operazione si è restituita centralità al pozzo recuperando una spazialità che gli intervistati hanno più volte ricordato con nostalgia |
The project area was once occupied by the monastery of Santa Maria delle Grazie, collapsed during the 1980 earthquake and since than abandoned to its fate. The project, carried out in five days, is defined by a minimum set of operations for the mending of three polarities emerged during the first analysis phase: the panoramic area near the old linden tree, the nave of the church and cloister that a once housed the odor garden.
The cleanup of the area from the thick layer of biological colonization allowed to reopen the passage that connected the churchyard to the cloister and to recover the stone paving in front of the Church, restoring the original distribution plan. The three areas are now connected visually and physically, leaving imagine the dimensional relationships that characterized the ancient monastery. |