Notizie e riferimenti a questa grotta si possono trovare in documento manoscritto, in duplice copia conservate presso il Museo Campano; autore dell’manoscritto originale è il Canonico Antonio De Cesere. In tale testo, si racconta che là vi fosse un tempio “del diavolo” perché dedicato ad una divinità pagana e non cristiana.
Attualmente, per giungere a tale grotta occorre percorrere un sentiero di moderato pendio.
La grotta, quasi certamente d’origine vulcanica, è formata da un piano superiore molto ampio con un’apertura verso Ovest e di un piano inferiore a forma d’imbuto rovesciato.
All'interno della grotta è presente un altare riparato da un tempietto in muratura, che poggia sulla parte destra della parete rocciosa. E' costituito da quattro pilastri angolari tra i quali si aprono tre archi a tutto sesto mentre il quarto é cieco. Il tetto, piatto, ha una copertura in tegoloni di cotto. Un altare rustico è posto sotto l'arco rivolto verso il fondo della Grotta. Sopra l’altare, è collocato un piccolo quadro raffigurante S. Michele che scaccia il nemico. Un altro affresco che si trova sotto un arco cieco, raffigura la Madonna col Bambino
Gli affreschi databili tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo sono, da alcuni studiosi, attribuiti ad Antonio Solario detto lo Zingaro.